Questo saggio intende mostrare come negli Stati Uniti i sostenitori della free market economy fra gli anni Settanta e Ottanta abbiano fatto del conflitto con i movimenti di liberazione, in particolare con il femminismo, e dell’opposizione allo Stato sociale e alle sue _affirmative actions_, l’occasione per ridefinire gerarchicamente l’ordine di mercato, conferendogli legittimità e stabilità attraverso strumenti concettuali extra-economici. L’ipotesi avanzata è che l’analisi di questo conflitto p…
Read moreQuesto saggio intende mostrare come negli Stati Uniti i sostenitori della free market economy fra gli anni Settanta e Ottanta abbiano fatto del conflitto con i movimenti di liberazione, in particolare con il femminismo, e dell’opposizione allo Stato sociale e alle sue _affirmative actions_, l’occasione per ridefinire gerarchicamente l’ordine di mercato, conferendogli legittimità e stabilità attraverso strumenti concettuali extra-economici. L’ipotesi avanzata è che l’analisi di questo conflitto permetta di osservare la specifica forma politica che il neoliberalismo ha assunto al momento della sua ascesa negli Stati Uniti. Tale ipotesi è vagliata prendendo in esame il modo in cui i presupposti non mercantili dell’economia di mercato – in particolare, la morale, l’ordine ontologico-naturale e la biologia – sono stati mobilitati da figure chiave del neoconservatorismo, del libertarismo e del neoliberalismo, rispettivamente Irving Kristol, Murray Rothbard e Gary Becker, per ristabilire non solo l’ordine familiare, ma il complesso dei rapporti sociali gerarchici necessari all’efficace funzionamento del mercato.