La riflessione di Timothy Morton si muove all’interno di quel ripensamento del rapporto tra soggetto umano e ambiente – dunque anche dell’umano in generale - che la scienza ecologica è venuta imponendo con sempre maggiore urgenza. A partire da Hyperobjects, tuttavia, Morton si è inserito in quell’ampia ed eterogenea corrente, spesso definita «nuovo materialismo», che nel corso dell’ultimo decennio, sebbene in modi differenti, ha inteso tale ripensamento sempre più come una speculazione eminentem…
Read moreLa riflessione di Timothy Morton si muove all’interno di quel ripensamento del rapporto tra soggetto umano e ambiente – dunque anche dell’umano in generale - che la scienza ecologica è venuta imponendo con sempre maggiore urgenza. A partire da Hyperobjects, tuttavia, Morton si è inserito in quell’ampia ed eterogenea corrente, spesso definita «nuovo materialismo», che nel corso dell’ultimo decennio, sebbene in modi differenti, ha inteso tale ripensamento sempre più come una speculazione eminentemente ontologica: una rinnovata comprensione del modo d’essere dei viventi e della loro interconnessione, in quest’ottica, appare come la via maestra per rimodellare «ecologicamente» la soggettività. In opposizione a questo approccio ontologico ed attingendo a quello critico-decostruttivo sviluppato nel precedente Ecology Without Nature, in questo articolo intendo sottolineare la necessità di riconoscere, anche nell’ambito del pensiero ecologico, il valore costitutivo delle mediazioni epistemiche, linguistiche e sociopolitiche distintive del soggetto umano, ma soprattutto della dimensione di storicità che di queste ultime è il denominatore comune. La frizione tra i due testi di Morton consente infatti di mettere a fuoco l’insufficienza di ogni eco-filosofia che pretenda di ripensare la costituzione del soggetto umano semplicemente tramite l’elaborazione di una differente ontologia dell’ambiente.